Gennaro Olivieri    pittore impressionista
 

                           Biografia e personalità artistica


Nasce a Napoli nel 1923,


A sei anni i suoi primi scarabocchi erano già rivolti all’arte.

Il suo soggetto preferito è sempre stata la natura che ha cercato di cogliere nella sua intima realtà, coadiuvato dall’istinto,

dalla sensibilità e dalla fantasia ampiamente coloristica.

I primi insegnamenti li riceve dal padre Luigi, professore di disegno alle scuole medie superiori, in seguito subentra lo zio, pittore affermato, Attilio Toro e durante il periodo del liceo artistico i vari Emilio Notte, Brancacci, Garignano ed altri.

Con lo scoppio della guerra si ritrova in uniforme grigioverde. Prigioniero in Tunisia e successivamente in Marocco conosce a Rabat “Jeannette” la compagna della sua vita, che svolgendo un grande ruolo di amministratrice e consigliera, si rivela indispensabile per il successo della sua carriera artistica e dalla quale ha due figli Silvana e Flavio.

Tra Marocco, Spagna, Francia e Italia lavora con ottimi maestri esponenti dell’impressionismo francese quali: Renè Maltat, Majorell, Lorent, Pontoy, Mautel, Andriaux, Rubinò, Todescò e Rauss che avranno un’influenza decisiva sulla sua interpretazione pittorica.

Nel 1962 rientra in Italia con la famiglia, stabilendosi a San Donato Milanese dove la sua attività artistica subisce un brusco rallentamento e per circa un decennio, tra mille difficoltà, si vede costretto a lavorare  presso terzi come decoratore.

Poi pian piano si inserisce, partecipando alle collettive, ai concorsi, alle estemporanee, preparando con tanto batticuore le sue prime mostre personali in terra Italiana.

Negli anni 70-80 il suo tocco artistico si affina ulteriormente e ciò gli consente di trovare il giusto e meritato spazio nel panorama artistico italiano ottenendo ampi riconoscimenti di pubblico e di critica.

La sua carriera artistica si interrompe bruscamente nel 1988 , quando all’età di 65 anni muore a seguito di un infarto.

Viene sepolto nel cimitero di Monticello a San Donato Milanese.



La critica


“Il paesaggio,il folclore, le tradizioni, temi cari insieme al colore e alla luce della scuola napoletana: un discorso che ha il suo fascino, non gracile né aggressivo, che Gennaro Olivieri concreta, trovando in essi i fondamenti dei suoi pensieri.

Nostalgia e amore della terra elevata ad una verità superiore, aperta ad esigenze creative.

Così egli, con la spatola, coglie con naturalezza gli atteggiamenti dei personaggi, evidenziandone con la materia lo spirito;

così dispone in naturalistica comunione le figure con la natura: l’umile vita dei pastori sardi o dell’Abruzzo, il dolore di una madre, il grande vecchio di Ballabio, la paziente attesa dinanzi gli sportelli di un ufficio postale, l’orfanella di Agadir,

i nomadi del deserto insieme allo scorcio di Orgosolo, per esempio, o un mattino a Chioggia o un mercato rionale.

Il tutto sviluppato con sensitiva semplicità, trepidando accanto ai suoi personaggi, rammentando il dramma del dolore o la gioia col suo impianto pittorico caratterizzato da un ritmico intensificarsi di segni armonici e dalla preziosità cromatica, difendendo con questo cromatismo articolato sui colori della vita e della terra il lavoro, l’albero, il borgo montano, le figure.

Con la maturazione dell’impianto compositivo e dei rapporti con la realtà (nel caso nostro la permanenza sul suolo lombardo) si rivede e si chiarisce la pittura di Gennaro Olivieri: più schietta e suggestionata dal chiarismo essa , nel gioco multiforme dei soggetti, assume una più lucente liquidità ed una nuova poetica. E’ una messa a fuoco non limitata quantitativamente e qualitativamente , trasparente nei timbri e negli accordi delle tinte calde e soffuse, una pittura risucchiata dall’atmosfera, dilatata dal respiro, fatta per espandersi”.

                                                                                                                        (Antonio Oberti)


“Tecnicamente Olivieri è preciso e inappuntabile essendosi egli perfezionato oltre che alla scuola di Belle Arti di Napoli anche e soprattutto in Marocco a contatto con valentissimi artisti esponenti della miglio tradizione impressionista.

Sicchè, non ci meraviglia il fatto che nella sua produzione accanto ai paesaggi caldi, luminosi, desertici ci sia una paesistica brumosa e nebbiosa testimonianza degli ultimi anni di vita trascorsi nella atmosfera padana.

Ciò semmai ci da la misura esatta delle capacità artistiche e tecniche di Olivieri, che sa adattare la sua sapiente spatola, nonchè il suo spirito aperto a tutte le esperienze, all’atmosfera del paesaggio che vuol ricreare.

Che ritragga “l’uomo blu” o i nomadi del deserto (interessanti per il caldo realismo), un vecchio barbone o lo scorcio di un mercato rionale all’aperto, tipicamente milanesi, poco importa.

E’ un’arte, la sua, che si distingue tra l’altro per il caldo cromatismo e per la perizia notevole nel render la profondità nello sfondo paesistico , soprattutto quando questa illumina i realistici personaggi di Olivieri, per nulla cartolinistici ma efficacemente rappresentativi di una terra , di certe tradizioni e di un certo folklore”.

                                                                                                                                                (Carmelo Strano)



“Artista vivo, palpitante e romantico impegnato a riportare il discorso pittorico su un piano altamente umanistico”.

                                                                                                                                                (Elio Marcianò) 


“Forse in Gennaro Olivieri, oltre alla luminosità impressionista dei quadri, l’aspetto che colpisce maggiormente è la sagacità con cui presta la sua galleria di visi e personaggi di “vecchi” . Questi ritratti sono evidentemente risultato di un’attenzione particolare che, senza idealizzare, rende con una carica di umanità  e di vitalità non ancora spente queste immagini, raccolte e pensose, intente o a un lavoro ancestrale o abbandonate a ricordi di una vita attiva il cui ritmo non è più sostenibile, ma che si sente ancora pulsare nel desiderio, nella vivacità dell’atteggiamento o nello sforzo di ultimi sprazzi di tensione”. 

                                                                                                                                                (PAL)



“La sensibilità poetica calda ed accesa di Gennaro Olivieri è resa da una luminosità e da un cromatismo di tipo impressionistico, la cui musicalità investe e travolge l’animo commosso dei lettori. Invero dai suoi personaggi e dalle sue figure umane scaturisce una potente massa di toni e vibrazioni orchestrate con grande vigore e con un senso vivo e profondo del ritmo”.

                                    (Luigi Valerio)